RASSEGNA STAMPA

LA REPUBBLICA - "La giustizia è morta, vince l´impunità" rabbia e dolore, scoppia la polemica

Genova, 14 novembre 2008

L´avvocato Biondi: sconfitto il teorema della procura. Mantovano: non ci fu complotto
"La giustizia è morta, vince l´impunità" rabbia e dolore, scoppia la polemica
Uno dei ragazzi tedeschi feriti: "Sono choccato, così si autorizza la violenza"

MARCO PREVE

GENOVA - Vittorio Agnoletto, che sette anni prima era il portavoce di quelli che credevano che un altro mondo era possibile, al centro dell´aula urla ai microfoni che «da oggi un superiore non sarà più responsabile se i suoi agenti spaccano le teste dei manifestanti, anzi potrà essere sicuro di fare carriera». Ma il vero volto della delusione è nell´angoscia composta di un gruppetto di ragazzi tedeschi, alcuni di quelli massacrati a manganellate il 21 luglio del 2001. Daniel Albrecht Thomas, che oggi ha 29 anni e a Berlino continua a suonare il violoncello, è diventato suo malgrado un personaggio storico. Perché era il primo della lista dei 93 ingiustamente arrestati alla Diaz, oggi parti civili, e poi perché la sua foto con i dreadlocks biondi insanguinati dalle ferite ha fatto il giro del mondo. Gli hanno riconosciuto una provvisionale di 50mila euro perché quella notte la sua testa spaccata dai tonfa lo stava per far morire.
«Questa notte non riuscivo a dormire, forse me lo sentivo. Non mi aspettavo molto da questo verdetto - dice con gli occhi lucidi - . Però questa sentenza... sono sotto shock. È una vergogna. I responsabili non pagano praticamente nulla. È un pessimo segno per il futuro, perché da oggi i poliziotti possono stare sicuri che in nome della repressione possono fare quello che vogliono».
Lena Zuhlke, anche lei tedesca, alla Diaz fu picchiata senza pietà da carnefici in divisa fino a quando svenne. Quando il giornalista le chiede cosa pensa fa segno di no con la testa e abbraccia uno dei suoi legali, l´avvocato Filippo Guiglia. Marta Vincenzi, il sindaco di Genova, le scivola accanto mentre abbandona l´aula scura in volto. «Una sentenza - dice il primo cittadino - che è insufficiente per scrivere la storia di quei giorni. Serve più che mai una commissione d´inchiesta».
Il tema dell´impunità è ribadito anche da Gigi Malabarba presente a Genova 2001 come senatore di Rifondazione Comunista: «L´assoluzione per il capo dell´Anticrimine Gratteri e del dirigente dell´Aisi Luperi e dei massimi dirigenti della polizia che hanno organizzato la mattanza alla scuola Diaz, è la rappresentazione plastica dell´impunità di cui godono gli scherani di Gianni De Gennaro e dell´ignavia di una magistratura che nega ancora una volta verità e giustizia per Genova».
E il presidente della Regione Liguria Claudio Burlando sottolinea che «accertato che sono stati commessi dei gravi reati contro cittadini inermi italiani e stranieri che non avevano nessuna colpa, come è stato possibile che un evento della gravità di quello della scuola Diaz sia avvenuto senza indicazioni da parte dei superiori o quanto meno senza il necessario controllo degli eventi?».
Di segno nettamente opposto Maurizio Gasparri presidente del Pdl al Senato: «Più della metà degli imputati è stata assolta. Il che ridimensiona la violenta campagna contro le forze dell´ordine da taluni fatta finora». E gli fa eco sottosegretario agli interni Alfredo Mantovano: «A Genova non c´è stato alcun complotto». Tra gli avvocati dei
poliziotti imputati molta soddisfazione, specie per i difensori di Francesco Gratteri, Giovanni Luperi, Nando Dominici, Gilberto Caldarozzi, Spartaco Mortola.
Tra le voci fuori dal coro quella di Alfredo Biondi che assisteva Pietro Troiani, l´uomo delle molotov: «E´ una sentenza contraddittoria, abbastanza ingiusta e transattiva perché stabilire che i superiori comandi siano tutti esclusi dal concorso nel reato di calunnia significa che uno avrebbe fatto una calunnia per vocazione». Mentre per l´avvocato Silvio Romanelli: «E´ una sentenza sorprendente». Romanelli è il difensore di Canterini, quello che passerà alla storia come l´unico "cattivo" della Diaz.